
Posidonia Oceanica: il polmone del mare che proteggiamo troppo poco
4 Luglio 2025
Posidonia Oceanica: il polmone del mare che proteggiamo troppo poco
4 Luglio 2025Immagina il fondale del Mediterraneo come una tela vivente, dipinta da secoli con i tratti familiari della Posidonia oceanica, una pianta marina, custode dell’equilibrio del nostro mare e che ospita una biodiversità straordinaria.
Oggi, però, un ospite inaspettato sta riscrivendo questo paesaggio sommerso con colori diversi: Halophila stipulacea.
Anche se la sua presenza risale al 1894, è solo negli ultimi decenni che la sua avanzata si è fatta rapida, costante, travolgente, favorita dal riscaldamento delle acque e dal traffico navale attraverso il Canale di Suez.
Questa pianta aliena sta colonizzando vaste aree di fondali, modificando la composizione e la struttura degli ecosistemi bentonici, inclusi habitat fondamentali come le praterie di Posidonia oceanica.
Perché te ne parliamo? Perché è il simbolo visibile di una trasformazione profonda che sta cambiando il volto del Mediterraneo.
Il climate change non è più una previsione lontana: è realtà, concreta, e pulsa proprio sotto le onde del nostro mare.

Halophila stipulacea: identikit di una specie aliena
Piccola, flessibile, silenziosa.
Ma proprio per questo: difficile da fermare.
Originaria del Mar Rosso, Halophila stipulacea è una fanerogama marina aliena, oggi tra le specie invasive più diffuse del Mediterraneo (Tsiamis et al., 2020 – ISPRA).
Le sue foglie sottili e opposte crescono su rizomi ramificati, capaci di ancorarsi al fondale e formare in breve tempo tappeti compatti, che possono ricoprire intere praterie sottomarine.
La sua straordinaria plasticità ecologica le consente di prosperare da pochi metri di profondità fino oltre i 50, sopportando ampie variazioni di salinità e temperatura (IUCN, 2020).
E non solo: si riproduce sia vegetativamente, tramite i rizomi, sia sessualmente, producendo semi che possono disperdersi a grandi distanze.
Questa doppia strategia riproduttiva è il cuore della sua capacità invasiva (Khan et al., 2021).
Ma com’è arrivata fin qui? La sua comparsa nel Mediterraneo è legata al Canale di Suez, passaggio artificiale che ha permesso a centinaia di specie tropicali di raggiungere il nostro mare, un fenomeno noto come migrazione lessepsiana, dal nome dell’ingegnere Ferdinand de Lesseps.
Dopo un inizio lento, la sua diffusione è stata accelerata dal riscaldamento climatico, che ha reso le acque mediterranee un ambiente sempre più favorevole (UNEP/MAP RAC-SPA, 2022).
In molti casi, Halophila sostituisce specie autoctone come Cymodocea nodosa e, nei casi più critici, la Posidonia oceanica, che richiede tempi molto più lunghi per rigenerarsi.
🧠 Lo sapevi?
Una singola pianta di Halophila stipulacea può ricoprire oltre un metro quadrato in pochi mesi.
La Posidonia oceanica, invece, può impiegare anni per rigenerare un’area simile.
È anche per questo che Halophila è così difficile da contenere: cresce più in fretta di quanto il mare riesc a difendersi.

Un’invasione inesorabile favorita dal cambiamento climatico
Ma qual è il vero impatto di questa colonizzazione?
Halophila stipulacea sta avanzando con una forza che, fino a poco tempo fa, nessuno avrebbe potuto prevedere.
Le sue colonie si espandono proprio dove un tempo crescevano rigogliose le praterie di Posidonia oceanica → [Posidonia oceanica: il respiro nascosto del Mar Mediterraneo], modificando profondamente gli equilibri di vita marina che da sempre si intrecciano con questi habitat.
Le praterie che forma sono meno complesse, meno ospitali.
Il risultato? Una riduzione della biodiversità: pesci, invertebrati e altri organismi marini perdono habitat, risorse e stabilità.
Un cambiamento che si ripercuote sull’intera rete trofica.
Studi recenti mostrano che questa trasformazione è più rapida proprio nelle aree dove le acque si stanno scaldando più velocemente, compromettendo la resilienza degli ecosistemi costieri (Winters et al., 2020,IUCN Mediterranean Marine Red List, 2021).
In Sardegna, lungo la costa nord-orientale, in particolare nella zona di Golfo Aranci, Halophila stipulacea è ormai una presenza costante.
Si insinua tra le foglie della Posidonia oceanica, alterando l’equilibrio millenario che ha modellato i fondali di questa parte di Mediterraneo (Marini et al., 2019;Carta et al., 2021).
Noi di Sardinia on Board lo vediamo ogni giorno, con i nostri occhi. Durante i tour in SUP ,accompagniamo le persone in luoghi che conosciamo da anni, eppure ogni stagione li ritroviamo cambiati.
Le praterie di Posidonia oceanica si contraggono, mentre Halophila stipulacea avanza, favorita da condizioni ambientali sempre più tropicalizzate.
Tocchiamo con mano questo cambiamento tour dopo tour, fondale dopo fondale.
Non è solo un fatto biologico: è un segnale tangibile, urgente.
Per questo abbiamo scelto di raccontarlo, con passione e rispetto, e di coinvolgere chi naviga con noi in un’esperienza di osservazione consapevole. Perché conoscere è il primo passo per prendersi cura.

Il Mediterraneo sta cambiando. Halophila stipulacea non è solo una specie aliena: è un campanello d’allarme.
È la prova che il nostro ecosistema marino è fragile, esposto, e che ha bisogno del nostro impegno.
Noi di Sardinia on Board crediamo che vivere il mare significhi anche proteggerlo, con rispetto e responsabilità.
Ecco cosa puoi fare tu:
●Segnalare variazioni nelle praterie e la presenza di specie invasive
●Promuovere un turismo che rispetta gli habitat marini
●Evitare ancoraggi dannosi per i fondali
●Diffondere conoscenza e amore per le praterie autoctone
🌊 Scopri da vicino come il cambiamento climatico sta trasformando il nostro mare: vivi con noi un’esperienza in SUP per osservare e proteggere ciò che amiamo
Il mare non è solo acqua: è vita, storia, identità. Proteggerlo è proteggere anche noi stessi.
Insieme, possiamo fare la differenza.

